EUROPEI UNITE

Stato di diritto in Polonia, eliminazione del geo-blocking e riforma del sistema di scambio delle quote di emissioni: i principali risultati del Consiglio Affari generali del 27 febbraio 2018

28 February 2018
Categoria: Affari generali,

People protest against the right-wing government in Warsaw, Poland, on May 07, 2016 Around a quarter of a million Poles flooded central Warsaw Saturday, marching to defend their country's place in the European Union and protest against moves by the right-wing government, which they say undermine democracy. Warsaw city hall said the protest drew some 240,000 people, making it one of the largest demonstrations since the 1989 collapse of communism in Poland. / AFP / WOJTEK RADWANSKI (Photo credit should read WOJTEK RADWANSKI/AFP/Getty Images)

Il 27 febbraio 2018 si è tenuta un’importante sessione del Consiglio Affari generali presieduta da Ekaterina Zaharieva, vice primo ministro della Bulgaria. I temi discussi e le decisioni adottate sono state diverse e di un certo peso per l’Unione europea attuale e gli Stati membri, ma soprattutto per il futuro del progetto europeo nella sua globalità.

Innanzitutto la presidenza bulgara ha presentato ai ministri degli Stati membri le priorità programmatiche per il suo semestre di presidenza del Consiglio, che spirerà il 30 giugno. Stando al programma presentato dalla Bulgaria nel mese di gennaio, significativamente denominato United We Stand Strong, i settori prioritari di intervento su cui si concentrerà l’esecutivo bulgaro saranno: (a) la coesione economica e sociale con un’attenzione particolare sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla politica agricola comune, sulla politica di coesione nel suo complesso e sull’unione monetaria; (b) la stabilità e la sicurezza dell’Unione che dovrà essere garantita mediante un rafforzamento dei suoi confini esterni, una migliore e più efficiente gestione dei flussi migratori e una progressiva unione della difesa, a partire dalla concreta attuazione della prima cooperazione strutturata permanente, decisa a fine 2017; (c) le prospettive di allargamento dell’Unione, con particolare riferimento all’adesione dei Balcani occidentali, verso cui la Bulgaria può investire le sue competenze regionali senza però ingenerare false aspettative visti i difficoltosi percorsi di adesione dei Paesi in questione e vista anche alla nuova strategia per l’allargamento presentata il 6 febbraio 2018 dalla Commissione europea (COM(2018) 65 final) che fissa al 2025 la data per un eventuale futuro allargamento; (d) l’economia e le competenze digitali con un focus speciale sul completamento del mercato unico digitale europeo e su altre misure sempre più urgenti come il pacchetto sulla cybersecurity, la direttiva sul copyright, le norme sulla e-privacy, etc.

Successivamente il Consiglio ha esaminato gli argomenti che saranno oggetto di discussione al prossimo Consiglio europeo in programma il 22-23 marzo che sarà incentrato su lavoro, crescita e competitività. I punti sui quali si dovrebbero adottare delle conclusioni saranno: i progressi compiuti nella realizzazione della strategia per il mercato unico, della strategia del mercato unico digitale, del piano d'azione dell’Unione dei mercati dei capitali e dell’Unione dell'energia; le priorità da implementare nel primo semestre e l’approvazione della raccomandazione sulla politica economica dell’eurozona; le questioni sociali, in particolare il monitoraggio dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e l’imminente proposta della Commissione sull’istituzione di un’Autorità europea del lavoro. Oltre a questa dimensione contenutistica, l’istituzione che riunisce i capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione dovrà adottare le conclusioni procedurali in vista del Vertice Ue-Balcani occidentali che si terrà a Sofia il 17 maggio 2018.

Il Consiglio ha ricevuto anche la proposta motivata della Commissione, formulata ai sensi dell’art. 7, par. 1 del trattato sull’Unione europea (TUE), riguardante lo Stato di diritto in Polonia. La disposizione citata disciplina la prima parte della procedura che le istituzioni europee possono attivare nei confronti di uno Stato membro in cui c’è un evidente rischio di violazione grave dei valori dell’Unione elencati all’art. 2 TUE, ossia il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, oltre che quei valori comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini. Nel dettaglio, nel caso specifico, la Commissione europea ha presentato una proposta motivata al Consiglio il quale, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri previa approvazione del Parlamento europeo, può constatare che esiste un evidente rischio di violazione di tali valori da parte della Polonia e, prima di procedere a tale constatazione, lo stesso Consiglio dovrà ascoltare il governo polacco e potrà rivolgergli delle raccomandazioni, deliberando secondo la stessa procedura. Dal punto di vista contenutistico la proposta motivata contiene un memorandum esplicativo dettagliato e una proposta per una decisione del Consiglio che: (a) determini che esiste un chiaro rischio di violazione grave da parte della Polonia dello Stato di diritto e (b) formuli alla Polonia della raccomandazioni con un termine di tre mesi per attuare una riforma giudiziaria che porti il paese ad allinearsi agli standard propri dello Stato di diritto, richiesti per una corretta membership dell’Ue. In particolare, tale riforma dovrà ripristinare l’indipendenza della Corte costituzionale, modificare quattro norme recentemente adottate (su Consiglio giudiziario nazionale, Corte suprema, Scuola nazionale di magistratura, tribunali ordinari) allo scopo di ripristinare l’indipendenza della magistratura, pubblicare e attuare specifiche sentenze della Corte costituzionale, garantire che ogni riforma del comparto giustizia sia preparata in stretta cooperazione con la magistratura e tutte le parti interessate, tra cui la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa e, infine, astenersi dall’ulteriore indebolimento del sistema giudiziario.Accanto a queste misure, la Commissione sta portando avanti un dialogo con le autorità polacche e ha formulato ad esse delle raccomandazioni per spingerle ad agire entro il 20 marzo. Dal canto loro i ministri hanno ribadito la centralità dello Stato di diritto all’interno dell’Unione e hanno auspicato che il dialoghi tra Commissione e autorità polacche continui e sia sempre sostenuto al fine di raggiungere dei progressi sostanziali sensibili. Il prossimo passo della procedura dipenderà proprio dai risultati di questo dialogo.

Un’altra questione importante affrontata dal Consiglio è stata la riforma del sistema di scambio delle quote di emissioni dell’Ue. In tal senso il Consiglio ha adottato una direttiva che riforma questo settore a partire dal 2020 allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’Unione di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030, così come stabilito con l’Accordo sul clima concluso alla Conferenza delle Parti tenutasi a Parigi nel 2015. In particolare, il sistema di scambio delle emissioni viene riformato introducendo i seguenti elementi: (a) riduzione annuale del 2,2% del limite sul volume totale delle emissioni; (b) raddoppio temporaneo fino alla fine del 2023 del numero di quote da collocare nella riserva di stabilità del mercato; (c) avvio nel 2023 di un nuovo meccanismo per limitare la validità delle quote nella riserva di stabilità del mercato oltre un certo livello. La direttiva approvata nel Consiglio in parola entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Infine, da segnalare l’adozione da parte del Consiglio di un regolamento per vietare l’ingiustificato geo-blocking nel mercato interno europeo. Il geo-blocking rappresenta a tutti gli effetti una pratica discriminatoria che impedisce ai consumatori europei di accedere e acquistare online prodotti o servizi da un sito web con sede in un altro Stato membro. Il regolamento, approvato con l’astensione dell’Austria, eliminerà gli ostacoli all’e-commerce evitando discriminazioni basate sulla nazionalità, sul luogo di residenza o sul luogo di stabilimento dei clienti e entrerà in vigore nove mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.

Luigi D’Ettorre

 
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