EUROPEI UNITE

Discorso sullo stato dell’Unione 2018 di Juncker: è l’ora di una sovranità europea

13 September 2018
Categoria: Affari generali,

1. Introduzione. – Il 12 settembre, davanti al Parlamento europeo, il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha pronunciato il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione (State of the European Union – SOTEU). Strumento di dialogo, controllo e cooperazione tra Commissione e PE introdotto a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009, il discorso sullo stato dell'Unione è previsto dall’accordo quadro del 2010 sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea, il quale prevede inoltre che Presidente e Primo vicepresidente della Commissione trasmettano al Presidente del Parlamento europeo e alla Presidenza del Consiglio una lettera d’intenti in cui sono illustrate le azioni legislative e le altre iniziative che la Commissione intende intraprendere. Il SOTEU è seguito da un dibattito in plenaria con i deputati del Parlamento europeo. Il primo discorso sullo stato dell'Unione è stato pronunciato nel 2010.2. Il discorso: luci, ombre e prospettive di un’Unione da rilanciare e sempre più sovrana. – Il Presidente della Commissione europea, per il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione, ha voluto dare un segnale forte al Parlamento europeo, sede della rappresentanza democratica dei cittadini europei intitolandolo significativamente L’ora della sovranità europea. Anche se mai citato, è evidente il riferimento e la propensione di questa Commissione per il quinto scenario - quello più “europeista” e quasi federalista - del Libro bianco sul futuro dell’Europa, presentato dalla Commissione il 1° marzo 2017 (COM(2017) 2025). Da allora le cose non sono certamente migliorate per l’Ue: l’entrata nella fase calda del negoziato per la Brexit (che dovrebbe portare all’accordo per il recesso definitivo del Regno Unito nel marzo 2019); la crisi migratoria che non si è arrestata e ha messo ulteriormente in evidenza le tensioni tra e gli egoismi di alcuni Stati membri; il ciclo economico che stenta a ripartire definitivamente; l’avanzata dei partiti e dei movimenti populisti, xenofobi, nazionalisti e euro-scettici (ancora più minacciosa se si pensa alle imminenti elezioni europee); gli attriti con alcuni partner strategici come gli USA, per la questione dei dazi, e la Russia, per i nodi relativi all’Ucraina e a possibili interferenze di Mosca nella vita politica e democratica europea.Juncker ha innanzitutto ricordato alcuni risultati positivi conseguiti durante il suo mandato, quali il rilancio dell’occupazione con quasi 12 milioni di nuovi posti di lavoro nell’Ue, il ritorno degli investimenti soprattutto grazie al Fondo europeo per gli investimenti strategici che ha mobilitato 335 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati e, infine, il completamento del programma di riforme della Grecia dopo anni di controlli rigidi da parte degli investitori internazionali e di crisi economica e sociale.Dopodiché il presidente della Commissione ha enucleato i dossier più scottanti per l’Unione attuale e soprattutto per quella del futuro, mettendo al centro del suo ragionamento la necessità di costruire una sovranità europea e sopranazionale più forte, in grado di orientare e guidare con più forza e determinazione l’Ue e gli Stati membri ed essere più efficace e efficiente nella soluzione dei problemi dei cittadini europei. Per questo l’Europa oltre ad essere un global payer dovrebbe diventare un global player, prediligendo sempre l’opzione multilaterale e rafforzando definitivamente l’Unione europea della difesa, facendo diventare pienamente operativi il Fondo europeo per la difesa (lanciato il 7 giugno 2017, COM (2017) 295 final e che dopo il 2020 dovrebbe garantire investimenti di 5,5 miliardi EUR l’anno) e la cooperazione strutturata permanente in materia di difesa, avviata tra 23 Stati membri il 13 novembre 2017. Queste misure, ha specificato Juncker, da una parte non intendono configurare una militarizzazione dell’Unione, dall’altra sono indispensabili per far diventare quest’ultima più responsabile e indipendente.Connessa a questa questione, c’è il capitolo riguardante l’Unione della sicurezza, volta a proteggere maggiormente i cittadini europei. Per questo la Commissione ha annunciato al PE la proposta di nuove norme per eliminare la propaganda terrorista dal web nel giro di un’ora, nuove misure per contrastare il riciclaggio di denaro, l’estensione dei compiti della Procura europea per includervi i reati di terrorismo e nuove regole per tutelare i processi democratici europei dalla manipolazione di paesi terzi o interessi privati.L’immigrazione, com’era logico aspettarsi, ha occupato un grande spazio all’interno del SOTEU 2018. Dichiarandosi fermamente contrario alle frontiere interne e sollecitandone l’abolizione lì dove presenti, Juncker ha annunciato la presentazione di proposte ad hoc per: rafforzare la guardia costiera e di frontiera europea, portando a 10mila il numero di guardie di frontiera europee finanziate dal bilancio Ue entro il 2020; sviluppare l’Agenzia europea per l’asilo e rispondere così al bisogno degli Stati membri di avere personale sufficiente per gestire le domande d’asilo; accelerare il rimpatrio dei migranti irregolari. Inoltre ha esortato tutti i soggetti competenti ad aprire vie di accesso legali all’Unione, in particolare per i migranti qualificati, di cui l’Ue ha bisogno.Altro capitolo centrale del SOTEU 2018 è stata l’Africa, per le tante sfide che provengono da quel continente, come flussi migratori, terrorismo e criminalità organizzata transnazionale, conflitti armati e instabilità, povertà e effetti devastanti dei cambiamenti climatici, crescita demografica ma anche alla luce dell’importante e sempre maggiore ruolo della Cina, peraltro rilanciato con il Vertice del Forum sulla cooperazione Africa-Cina tenutosi il 3-4 settembre in cui Pechino ha rinnovato la sua strategia basata su una partnership win-win e ha garantito 60 miliardi di dollari di investimenti in Africa nei prossimi anni per finanziare la costruzione di infrastrutture (porti, ponti, autostrade, ferrovie, aeroporti, etc.), il sostegno all’industria e all’agricoltura, la collaborazione nel settore scientifico e culturale, i programmi di difesa e sicurezza (portale ufficiale del recente vertice sino-africano disponibile al seguente indirizzo https://focacsummit.mfa.gov.cn/eng/). Dunque l’Unione europea deve varare una nuova postura nei confronti dell’Africa e per questo la Commissione propone una nuova alleanza tra Africa ed Europa, incentrata su finanziamenti sostenibili e occupazione. L’obiettivo è duplice: da una parte creare fino a 10 milioni di posti di lavoro direttamente nei paesi africani nei prossimi cinque anni e sostenere entro il 2020 35mila studenti e ricercatori africani grazie al programma Erasmus e 105mila entro il 2027; dall’altra parte trasformare i numerosi accordi commerciali tra Ue e Africa in un accordo intercontinentale di libero scambio basato su un partenariato economico tra pari (in questo riecheggiando appunto la partnership win-win portata avanti dalla Cina con i paesi africani).Il Presidente della Commissione si è soffermato inevitabilmente sulla Brexit che a fine marzo 2019 dovrebbe conoscere l’epilogo finale con la conclusione dell’accordo sul recesso definitivo del Regno Unito dall’Unione. Juncker ha ribadito i tre principi che stanno guidando il negoziato: (i) chi lascia l’Ue non può mantenere lo stesso status privilegiato di uno Stato membro e non può più fare parte del mercato unico; (ii) la tutela degli interessi dell’Irlanda con riferimento alla delicata questione della frontiera con l’Irlanda del Nord e il rispetto, da parte di Londra, dell’Accordo del Venerdì Santo firmato il 10 aprile 1998 da Regno Unito e Irlanda e contenente questioni relative alla sovranità, ai diritti civili e culturali, alla disattivazione delle armi, alla smilitarizzazione, alla giustizia e alla polizia (testo integrale dell’Accordo consultabile al seguente sito: http://www.nio.gov.uk/agreement.pdf); (iii) l’interesse e la convinzione dell’Ue di rimanere un partner strategico del Regno Unito in termini politici, economici e di sicurezza. Sulla base di questi tre principi la Commissione europea auspica lo sviluppo di un nuovo e ambizioso partenariato post-Brexit che dovrebbe partire dalla costituzione di una zona di libero scambio tra Regno Unito e Unione europea.Un altro tema sviluppato con ampiezza da Juncker ha riguardato l’Euro, alla luce anche del fatto che la moneta “unica” europea è diventata la seconda valuta più utilizzata al mondo alla quale 60 paesi agganciano la loro valuta. A tal proposito la Commissione presenterà iniziative specifiche volte a rafforzare il ruolo internazionale dell’Euro per farlo diventare “the face and the instrument of a new, more sovereign Europe”. Per questo il primo step da attuare è il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria.Ultima questione affrontata con chiarezza dal SOTEU 2018 è stata il rafforzamento della politica estera dell’Unione partendo da un passaggio dal voto all’unanimità al voto a maggioranza qualificata in determinati settori come i diritti umani e le missioni civili. Questo dovrebbe permettere all’Unione di “parlare con un’unica voce in materia di politica estera” e di adottare più facilmente atti vincolanti per fronteggiare situazioni internazionali estremamente importanti che hanno bisogno della presenza dell’Unione per essere risolte.Infine Juncker ha ricordato altri passaggi nodali per il presente e il futuro dell’Unione come la ratifica dell’accordo di partenariato con il Giappone, il completamento e l’attuazione concreta del Pilastro europeo dei diritti sociali e l’attivazione dell’art. 7 TUE in caso di violazione dello Stato di diritto, chiaro riferimento alla contestuale votazione del PE sulla situazione in Ungheria che ha portato alla “condanna” del paese per alcune misure e politiche adottate dal Presidente Orban.3. Conclusioni. – Juncker ha concluso il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione con l’ennesima manifestazione di amore verso il progetto europeista (“A few years ago, standing in this very same spot, I told you that Europe was the love of my life. I love Europe still and shall do so forever more”) e spronando i parlamentari europei a costruire un’Unione europea più forte e unita. Ha contrapposto a un “nazionalismo malsano” un “patriottismo illuminato” che nel XXI secolo si declina in una duplice dimensione, nazionale ed europea. Tuttavia, le questioni e i dubbi aperti sono molti e complessi. Innanzitutto, Juncker e la Commissione da lui guidata hanno avuto quattro anni per affrontare e risolvere alcuni dei problemi che oggi segnano e compromettono la vita stessa dell’Unione e se l’incapacità di fronteggiarli adeguatamente non può essere addebitata solo alla Commissione ma deve essere condivisa quantomeno con gli Stati membri e quindi con le istituzioni intergovernative, di certo la Commissione, in quanto “esecutivo” dell’Unione, avrebbe potuto essere più efficace. In secondo luogo, i pochi mesi restanti prima delle elezioni europee del maggio 2019 difficilmente saranno sufficienti per risolvere questi problemi e attuare le proposte e gli impegni presi dalla Commissione in questo ultimo scorcio di “legislatura” e ribaditi nel SOTEU stesso. L’avanzata di forze politiche euro-scettiche, nazionaliste e populiste in buona parte degli Stati membri dell’Ue gettano un’ombra sinistra sulle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Un PE egemonizzato da queste forze, o comunque largamente rappresentativo di esse, avrebbe ricadute importanti sulla produzione legislativa dell’Ue, sulla formazione della futura Commissione, sulle proposte di riforma dell’Unione e, in definitiva, sul progetto euro-unitario nel suo complesso, mai così in pericolo come in questo momento.Luigi D’Ettorre

 
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